Prima uscita alla Sierra Baguales

Ed eccoci qui, stagione terminata, un poco alla volta chiudono i battenti a Puerto Natales e nel parco nazionale Torres del Paine e la Patagonia scivola lentamente verso il letargo invernale…tuttavia c’è aria di cambiamento!

 

Gli inverni non sono più rigidi come un tempo, e la neve che prima copriva anche il paese e cadeva sulle rive del mare, oggigiorno la si vede solamente coprire le cime delle montagne che circondano il fiordo; alcuni turisti gironzolano ancora lungo le stradine di Puerto Natales e più di qualche agenzia continua ad offrire tour ed escursioni nel parco. Per noi invece questo è il periodo migliore per lanciarsi alla scoperta di nuovi itinerari, aree meno battute dal turismo durante la primavera/estate australe, e che ovviamente adesso sono completamente deserte. Oggi si scopre Sierra Baguales!

 

Siamo io, la mia ragazza, Pelin, e una coppia di amici cileni, Daniela e Javier (anche loro guide escursionistiche come noi); lasciamo Puerto Natales e presa la strada verso il parco, dopo circa un’ora e mezza prendiamo la deviazione sterrata che conduce all’estancia Cerro Guido e di lì prosegue verso la Sierra Baguales che separa il Cile dall’Argentina. Tutti noi abbiamo visto questi picchi infinite volte durante le nostre escursioni a Torres del Paine, e sempre siamo rimasti attratti dalle loro forme e dai loro colori. Per noi Baguales è come Mordor, quella zona di frontiera, misteriosa ed oscura, che ti attrae e ti spinge a conoscerla; ed oggi eccoci qui.

 

La piccola jeep sobbalza tra i sassi del torrente che stiamo guadando e scivola un po’ risalendo lungo l’altra sponda, poi polvere, siamo circondati da un paesaggio semiarido, con gli arbusti spinosi tipici della steppa patagonica a farci da compagni lungo la stradina che ci porta all’estancia La Criollita. Come di consuetudine i gauchos dell’estancia ci accolgono a braccia aperte; da queste parti è sempre meglio bussare e chiedere il permesso per gironzolare tra questi terreni, nessuno mai si sognerebbe di non concederti il passaggio e ovviamente di non invitarti a bere il consueto mate mattutino!

 

Ringraziati i nostri anfitrioni, carichiamo gli zaini e seguiamo i loro suggerimenti prendendo una piccola huella che si dirige verso il Cerro Tridente, un mostruosa formazione di basalto oscuro che nulla ha da invidiare ai cuernos di Torres del Paine. Saltiamo i recinti, attraversiamo piccoli torrenti che in questo periodo dell’anno sono oramai bassi, zigzaghiamo tra gli arbusti di calafate e mata barrosa e teniamo gli occhi bene aperti alla ricerca dei famosi cavalli baguales che danno il nome a questa catena montuosa. Il termine bagual fa riferimento a qualsiasi tipo di animale domestico (vacca, toro, cavallo, cane, etc…) che lascia il recinto e la compagnia dell’uomo e ritorna allo stato brado e selvaggio, muovendosi libero negli sconfinati spazi della Patagonia.

 

Sin dalla prima metà del secolo scorso le valli che circondavano questa catena montuosa, rappresentavano per gli indigeni e i baqueanos locali, un’abbondante fonte di cavalli selvatici, i quali venivano catturati, ammansati e poi venduti nelle fattorie per essere poi usati nei lavori domestici. Oggigiorno la zona è oramai poco visitata, quasi del tutto suddivisa in terreni privati o statali che hanno sospinto i cavalli verso le valli più remote e ravvicinate alla Sierra.

 

Dopo circa tre ore di camminata, raggiungiamo infine la valle del rio Hondo con il piccolo torrente a marcare il confine tra Cile, il nostro lato, e Argentina; davanti a noi l’impressionante ed inconfondibile mole del Tridente. Il vento si fa sentire in questa valle, perciò cerchiamo un riparo tra alcuni massi erratici per poter consumare il nostro rancio quotidiano e, proprio mentre ci accingiamo a sederci e tirar fuori i panini, ecco apparire davanti a noi una piccola mandria di bellissimi baguales. Non sembrano intimoriti dalla nostra presenza, però mantengono le dovute distanze. Estraggo la macchina fotografica, cambio l’obiettivo e cercando di creare il minimo disturbo possibile mi avvicino ai cavalli. Sono bellissimi, eleganti nei loro movimenti e fieri quando alzano la testa e ci guardano; riesco ad aggirare il gruppetto e finalmente effettuare lo scatto che cercavo: una piccola mandria di cavalli selvatici con alle spalle la Sierra de los Baguales. La giornata è fatta, anche oggi la Natura ci ha regalato un piccolo spruzzo di felicità.

 

 

La Patagonia non finirà mai di stupirmi e affascinarmi!

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